INTEGRARE MENTE e CORPO: cosa vuol dire concretamente e cosa fare | Real Way of Life

INTEGRARE MENTE e CORPO: cosa vuol dire concretamente e cosa fare

Tutti possiamo accorgerci di  alcune sensazioni provenienti dal nostro corpo. Ancora di più sono quelle di cui non siamo consapevoli. Eppure il nostro organismo le riceve, le elabora e le integra costantemente per sostenere diverse funzioni.

Si tratta di informazioni che riguardano lo stato interno ed esterno del corpo, che ci permettono di avere un’idea del nostro stato fisico e della nostra fisiologia. Sono sensazioni fondamentali per la nostra sopravvivenza e il benessere, per gli stati emotivi ma, come vedremo, anche per i processi cognitivi, decisionali e la coscienza.

Vediamo di capire innanzitutto i meccanismi attraverso cui tutto questo succede, per poi individuarne le implicazioni per le professioni di cura di mente e corpo. 

L’interocezione e la consapevolezza 

Viene definita interocezione la percezione di sensazioni nelle diverse strutture corporee (Dunn et al., 2010). Potremmo dire che l’interocezione è una forma primaria e profonda di consapevolezza che prevede due forme di percezione: la propriocezione (segnali che provengono dalla pelle e dall’apparato muscolo-schelettrico) e la viscerocezione (i segnali che arrivano dagli organi interni) (Herbert & Pollatos, 2012).consapevolezza mente corpo

Si tratta dell’insieme dei processi attraverso cui i segnali fisiologici sono trasmessi dal corpo verso il cervello, permettendo la regolazione omeostatica (ad esempio attraverso aggiustamenti automatici della respirazione e della pressione), la consapevolezza corporea (ad esempio attraverso il contatto, il dolore, la temperatura, ecc.) ma che possono anche trasferire informazioni relative allo stato e al funzionamento del corpo in grado di influenzare le funzioni mentali superiori (la cognizione, il pensiero logico, la presa di decisione), le risposte emotive e il comportamento (Cameron, 2001; Verdejo- Garcia, Clark, & Dunn, 2012).

Dal punto di vista evolutivo è interessante rilevare come tutti i primati abbiano sviluppato una specifica rappresentazione corticale dell’attività omeostatica in arrivo dal corpo, che riflette ogni componente delle condizioni fisiologiche di tutti i tessuti corporei, al fine della sopravvivenza. La dimostrazione che sia il sistema nervoso simpatico (Janig, 2008; Morrison, 2001) che quello parasimpatico (Porges, 2007) possiedono meccanismi di regolazione organo-specifico sostiene ulteriormente questa prospettiva e per cui pensieri, processi decisionali, emozioni e comportamento sono “incarnati”, ovvero trovano origine nel corpo e ne sono profondamente influenzati (Damasio, 1994; Harrison, Gray, Gianaros, & Critchley, 2010).

insula interoceptionRecentemente ci sono state anche numerose conferme dal punto di vista neurofunzionale a supporto delle teorie somatiche. È stato individuato il “network neurale dell’interocezione” nel cervello che comprende la corteccia somatosensoriale e quella somatomotoria, l’insula, la corteccia cingolata anteriore (ACC) e le corteccia prefrontale (vmPFC e dlPFC). Si tratta di strutture centrali nei processi di monitoraggio dello stato emozionale e viscerosensoriale interno (Critchley, Corfield, Chandler, Mathais, and Dolan, 2000), per il processo e le reattività emotiva (Phan, 2002), per la distinzione tra emozioni generate internamente o esternamente (Anders, 2004), per l’autoregolazione di sentimenti e comportamenti (Beauregard, 2001; Bechara, 2004).

All’interno di questo network dell’interocezione l’insula svolge un ruolo fondamentale di integrazione. I primi segnali grezzi interocettivi arrivano all’insula posteriore, procedendo verso l’insula anteriore si integrano via via con le informazioni motivazionali legate al contesto e quelle legate al piacere, producendo così nuove informazioni aggregate. A questo punto le singole informazioni originariamente arrivate all’insula anteriore vengono rielaborate nella zona centrale dell’insula che integra le informazioni omeostatiche con gli stimoli ambientali salienti dal punto di vista emotivo derivanti da altre aree cerebrali (Herbert & Pollatos, 2012).

Implicazioni pratiche: la necessità di integrare

Alla luce di queste informazioni diventa evidente che non sia possibile agire su emozioni, pensiero, autoregolazione, identità e coscienza senza passare dal corpo e dai sensi. Già, ma come fare praticamente?

Consapevolezza

I meccanismi che abbiamo illustrato dimostrano bene come la consapevolezza svolga un ruolo centrale, ma bisogna stare attenti ai possibili fraintendimenti. Infatti abbiamo visto che la consapevolezza da riattivare è innanzitutto sensoriale, non cognitiva. Il fatto di pensare a quello che ho sentito, dargli un nome e un senso è rilevante solo in un secondo momento.

consapevolezzaLa prima consapevolezza è data dal semplice “sentire”. Facciamo un esempio: qualcuno potrebbe allenarsi a riconoscere centinaia di sfumature di colore ed identificarne correttamente il nome.

Questa non è consapevolezza primaria. Anzi, di solito si tratta di un compito cognitivamente così impegnativo che chi lo svolge, di solito, acuisce molto un senso ma – di contro – anestetizza temporaneamente gli altri sensi, ad esempi non accorgendosi di essere seduto in modo scomodo o di avere fame.

La consapevolezza primaria, invece, è caratterizzata da apertura a tutte le informazioni in ingresso, in particolare di quelle rilevanti per il nostro benessere e la nostra sicurezza.

Si tratta di avere tutte le informazioni utili che arrivano e, solo dopo, saperle differenziare, monitorare nella loro evoluzione e nei reciproci processi di influenzamento, accorgersi di fattori che possono inibire a amplificare, ecc.

In questo tipo di processo è molto utile lavorare con le sensazioni fisiche in condizioni naturali e innaturali, legate a certe posture o a specifici movimenti. È possibile farlo anche attraverso l’uso del gusto e dell’olfatto, giocando sugli errori percettivi e sensoriali e ridando spazio al piacere, che come abbiamo visto fa parte degli elementi integrati dall’insula. Noi ad esempio abbiamo sviluppato un set completo di strumenti che attraversa tutte queste componenti corporee e sensoriali al fine di riportarne i processi in fisiologia permettere ad ogni fattore di essere elaborato e integrato.

Dalla consapevolezza alla padronanza

Anche se potrebbe suonare contro-intuitivo consapevolezza e padronanza sono quasi la stessa cosa. Da quanto abbiamo descritto nella prima parte risulta evidente che l’interocezione, di fatto, serve proprio ad autoregolarsi sempre meglio su più fronti. In questo meccanismo un’efficace consapevolezza è intimamente legata allo sviluppo di maggior padronanza. Quella omeostatica è un tipo di padronanza sui cui non abbiamo unsviluppare padronanza
controllo diretto, quindi potrebbe essere meno evidente considerarla tale. Eppure è il nostro organismo ad affinare il controllo, quindi siamo sempre noi, solo che senza un controllo volontario diretto.

Per noi il termine padronanza sembra più legato al controllo volontario, ma pensiamoci bene, un bravo musicista o un atleta professionista che tipo di controllo esercitano quando li definiamo “in possesso di una grandissima padronanza”?  Si tratta di un sofisticato dialogo interno tra interocezione, memoria, connessioni sinaptiche, diversi livelli di regolazione emotiva e differenti tipi di pensiero (ad esempio con un ruolo molto importante di quello visuale  e procedurale e, solo secondariamente, di quello logico-razionale).

La padronanza sviluppa sé stessa, ma anche – attraverso una serie di feedback retroattivi – la consapevolezza. I bambini lo sanno, o meglio, il loro network di interocezione lo sa. Infatti i bambini amano passare diverso tempo in giochi di equilibrio, in sfide in cui si gioca su un limite attorno a cui muoversi, nel riprocessare più volte uno stesso schema motorio, verbale, di interazione.

Altre caratteristiche fondamentali che possono essere riportate in attività di integrazione sono: sperimentare diversi gradi di attivazione muscolare, dal rilascio all’esplosione, dall’allungamento passivo al rilascio attivo; provare schemi motori complessi dal punto di vista del movimento e – soprattutto – delle coordinazione di diversi distretti corporei in modo armonico; agire sugli estremi minimi e massimi di ampiezza e velocità per poi modulare i livelli intermedi. Attività con questo tipo di caratteristiche, integrate ulteriormente con i processi emotivi, cognitivi, mnestici e relazionali risultano di grande utilità nel ripristinare fisiologia nelle risposte a situazioni stressanti o in seguito a traumi o deprivazioni.

 

 

 

 



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