TRAUMI: perché è difficile superarli e 4 modi per farlo | Real Way of Life

TRAUMI: perché è difficile superarli e 4 modi per farlo

Articolo a cura di Fabio Sinibaldi e Sara Achilli 

CHE COSA PORTA A UN TRAUMA

Un evento traumatico può segnare in modo significativo la persona che lo vive, in modo particolare se si presentano le seguenti caratteristiche:

  • la persona non è preparata a tale evento (da intendersi sia a livello mentale che corporeo)
  • l’evento è dirompente e non previsto
  • senso e/o vissuto di impotenza
  • picchi emotivi non gestibili
  • alterazione o modificazione fisica
  • informazioni causali e contestuali discordanti e non integrabili
  • relazioni manipolative o ambivalenti rispetto alle persone traumacoinvolte
  • senso di colpa per la causa o le conseguenze dell’evento
  • aver provato emozioni non socialmente accettabili
  • alterazione prolungata della fisiologia psicocorporea (in particolare immobilizzazione fisica prolungata)
  • iperstimolazione sensoriale
  • vissuto di invasione e intrusione

CHE COSA SI MODIFICA

Il trauma non consiste in una alterazione dei soli processi mentali, sostiene modificazioni strutturali a livello cerebrale e alterazioni nei normali processi di comunicazione tra diverse aree del cervello e nella connessione mente-corpo.

Per fare qualche esempio: diventa più difficile attivare le cortecce prefrontali a supporto delle decisioni logiche; i ricordi
vengono “archiviati” in modo non corretto; le sequenze narrative diventano discontinue; la produzione degli ormoni caratteristici delle reazioni di allerta e paura è sempre alta, anche in condizioni di tranquillità. Tutto il corpo ne è coinvolto. Chi desidera approfondire questi aspetti in modo dettagliato e con riferimenti scientifici precisi può leggere gli altri due articoli che abbiamo scritto sugli effetti dei traumi e sugli eventi avversi.

LE CONSEGUENZETrauma depressione

Gli effetti di un evento traumatico possono durare per anni e, spesso, le sue ricadute tendono a peggiorare nel corso del
tempo. Queste conseguenze possono essere evidenti, come il disturbo post-traumatico da stress, disturbi dell’umore come ansia o depressione, ma possono essere anche meno
evidentemente legate al trauma originario come deficit dell’attenzione o comportamenti impulsivi, obesità o – al contrario – eccessiva fissazione per le diete e l’esercizio fisico, marcata insicurezza di base e/o difficoltà a fidarsi degli altri, rigidità nei comportamenti o iper-moralità, essere incapaci di sostenere il proprio pensiero e la propria posizione.

1. Abitudini e parametri di riferimento

Se il trauma è avvenuto indietro nel tempo, spesso non c’è più una vivida memoria dei fatti o non c’è ricordo del tutto. Inoltre tutte le alterazioni negli schemi di pensiero, nelle modalità relazionali e nell’attivazione e reazione emotiva sono diventate ormai abituali.

Quando uno schema persiste da tempo il nostro sistema percettivo lo rende il parametro di riferimento a cui ci rifacciamo per valutare ogni novità. Questo è il motivo per cui, anche al di fuori del trauma, tendiamo a “misurare” immediatamente gli altri come “vicini” o “lontani” dal nostro modo di essere, facendo molta fatica a valutarli in modo oggettivo e neutrale.

Le persone traumatizzate spesso non si accorgono delle loro difficoltà e di modalità non più funzionali. Per questo diventa fondamentale aiutarle a percepire come tutto il sistema di riferimento sia sfalsato. Questo è possibile farlo in tanti modi, vediamo un paio: ristimolando in modo corretto la percezione, la sensorialità, la consapevolezza corporea  statica e di movimento al fine di sentire quello che sta succedendo in tempo reale e misurandolo sulla sensazione istantanea senza riportarlo a punti di riferimento pregressi; offrendo strumenti che favoriscano la visione di sé, dei propri comportamenti, delle proprie reazioni emotive e delle dinamiche relazionali in contesti diversi, da punti di vista differenti secondo prospettive anche incoerenti tra loro, in modo da indebolire la fissità di riferimento.PERCHÈ È DIFFICILE SUPERARE IL TRAUMA (e qualche suggerimento per farlo)

2. Sintomo o causa

traumaIl sintomo diventa spesso il focus dell’attenzione. Molte persone si concentrano sulla lotta con la loro ansia o la dipendenza (da alcol ad esempio) tanto da non porsi il problema di quale sia la causa. Talvolta la causa viene anche ricercata, ma ci si ferma alle più facili e immediate risposte: genetica, infanzia difficile, stress, ecc. Queste possono essere anche parte del problema, o il trauma può risiede in esse, ma capirlo e individuarlo permette di andare oltre alla lotta con il sintomo.

3. Agire a tutti i livelli

Il danno generato da un trauma è sempre anche neurobiologico: dall’eccessiva produzione di cortisolo alla riduzione dell’ippocampo, dall’infiammazione immunitaria (vedi articolo) fino all’epigenetica (vedi articolo).

Le evidenze scientifiche che hanno portato a questa consapevolezza ci permettono anche di verificare come su questi livelli sia possibile agire in modo efficace, semplice e diretto, ad esempio tramite: il controllo fine dei movimenti corporei; l’attività fisica di media intensità, così come quella che alterna sforzi brevi e intensi a momenti di recupero; l’alternanza di attivazione tra emisfero destro e sinistro e di differenti aree cerebrali tramite movimenti incrociati e di coordinamento complesso; un’alimentazione anti-infiammatoria; attività come meditazione, yoga, tai chi.

4. Impotenza Vs Controllo

Un punto molto importante riguarda il passaggio dall’impotenza al potere e controllo. Come abbiamo visto l’esperienza di non poter fare nulla per evitare l’evento traumatico o per affrontarlo, gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo di successive problematiche. L’impotenza non è solo un vissuto psicologico, nasce ancora prima come incapacità fisica di affrontare il problema.

Questi processi presentano anche forti correlati emotivi (passando continuamente dalla rabbia, alla paura, alla tristezza), che vengono esperiti sia verso la causa dell’evento traumatico, ma anche nei confronti di altre persone coinvolte e, ovviamente, sé stessi.

Nel processo normale di sviluppo – non solo rispetto agli eventi traumatici – la sicurezza in sé stessi, l’autonomia, il senso di auto-controllo e quello di padronanza si sviluppano attraverso l’attività fisica, il controllo del corpo, le dinamiche relazionali di sfida costruttiva o di cooperazione, la modulazione attiva in base al contesto e ai feedback delle proprie risposte emotive. Ancora a maggior ragione sarà fondamentale riattivare e riallineare queste abilità e competenze nei soggetti traumatizzati.

 



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