Emy, la rabbia e il cervello: spiegare le neuroscienze a una bambina per gestire l'aggressività | Real Way of Life

Emy, la rabbia e il cervello: spiegare le neuroscienze a una bambina per gestire l’aggressività

Emy, la rabbia e il cervello: spiegare le neuroscienze a una bambina per gestire l’aggressività

Articolo a cura di Sara Achilli e Fabio Sinibaldi

Un giorno di fine luglio eravamo in un parco centrale di Londra, la piccola Emy era la bambina con i capelli biondi con tantissimi riccioli. Era bellissima, nonostante la terra in faccia e la goccia di sangue che scendeva dal naso. Probabilmente era stato il bambino che stava strattonando mentre cercava di difendersi.

parco giochiNon eravamo lì per caso, ma ci trovavamo in quel parco per uno dei nostri parent-training sul campo.

I genitori di Emy ci avevano contattato per la sua forte tendenza ad arrabbiarsi. La bambina scoppiava facilmente in modalità aggressive, verbali e comportamentali, anche se non c’era un motivo chiaro ed evidente. Talvolta arrivava a fare del male a sé e agli altri bambini, motivo per cui i genitori si erano fortemente preoccupati e decisi a intervenire.

La mamma e il papà di Emy erano persone molto scrupolose, prima di contattarci si erano confrontati con altri genitori per verificare se erano loro a non accorgersi di qualcosa, ma non era emerso nulla di rilevante.

Comprendere le emozioni tramite le parole è difficile, a maggior ragione se sono quelle di un bambinogenitori riportate da un adulto. Per questo motivo abbiamo ritenuto utile osservare Emy in uno dei contesti in cui questi scoppi d’ira avevano luogo. Inoltre in questo modo era possibile anche osservare i genitori e provare a dare chiavi di lettura e strumenti in tempo reale.

Vediamo ora i dialoghi e gli spunti offerti ad Emy e ai suoi genitori. Successivamente analizzeremo alcuni dettagli importanti e falsi miti da tenere in considerazione in questi casi.

– Ciao Emy, sei una bambina in gamba!

– Dici davvero?

– Stavi lottando con coraggio con un bambino più grande di te.

Guarda curiosa e un po’ orgogliosa.

Pensa un po’, sembra preoccupata e chiede

– Sono nei guai?

– A parte il male al naso non credo! 

Sorrido e lei mi risponde.

– Guarda quel cane, che cosa sta facendo?Dialogo con Emy

Le chiedo indicando un cane appena arrivato al parco.

– Sta controllando che tutto sia a posto. Mi risponde lei.

Vedi i cani sono proprio come noi, come prima cosa devono sapere di essere al sicuro. Sta studiando il territorio e gli altri cani. Osserviamolo un po’ e vediamo cosa fa.

– Adesso è tranquillo! 

– Da che cosa l’hai capito? Le chiedo.

– Ha la faccia rilassata e ha iniziato a giocare con un altro cane. 

– Perfetto! Sai come ha fatto?

– Uhm… no risponde lei. 

E mi guarda con fare interrogativo.

– Lo sai che il nostro cervello è molto simile a quello dei cani? È per questo che andiamo così d’accordo. Conoscere come funziona ci può aiutare a capire come funzioniamo, che cosa ci fa paura o sentire in pericolo, perché ci arrabbiamo o possiamo giocare felici. Vuoi fare un esperimento con me?

– Si, si!

– Guarda il cane di prima. Tra poco batterò le mani molto forte e lo guardiamo rimanendo con la faccia seria e immobili. Poi, quando ti tocco il ginocchio, gli facciamo un bel sorriso e apriamo le mani come in un largo abbraccio. Ok?

Mi guarda un po’ perplessa ma divertita e annuisce.

Facciamo il nostro test e le chiedo

– Che cosa hai notato? Che cosa è cambiato nei diversi momenti?

– Il cane stava giocando, quando hai battuto le mani si è fermato e ci ha guardati. Sembrava preoccupato, forse voleva farci smettere, ma poi quando abbiamo sorriso si è rilassato e ha ripreso a giocare. 

– Sei bravissima! Le dico.

– Una parte del cervello lo vuole mantenere sicuro, per questo di fronte a qualcosa di imprevisto lo spinge a valutare se il pericolo è reale e quanto è grande. Questa parte del cervello si parla con altre parti, che sanno, ad esempio, quando lui è forte, se gli interessa giocare proprio in questo parco, se gli altri membri del suo branco lo aiuteranno o se teme che lo criticheranno…

– Tutto questo nella sua testa? Dice sorpresa e curiosa.

– Si, anche nella tua e nella mia! 

A questo punto mi guarda come se fosse tutto più chiaro. Dall’esempio del cane passiamo a vedere cosa succede quando i bambini hanno paura o si devono difendere con l’aggressività.

Per i diversi fattori in gioco proviamo a ipotizzare come potrebbe usarli in modo diverso, per avere un reale controllo e per analizzare in modo corretto i pericoli e le risorse che ha a disposizione per affrontarli, dando un grande peso a quelle fisiche e sociali, fondamentali per tutti, ma in particolare per un bambino.

Dialogo con i genitori 

– Cosa sta succedendo secondo voi?

– Emy sta picchiando un bambino senza motivo. 

– Un motivo c’è sempre. Capire dove nasce l’emozione e qual è il suo meccanismo evolutivo ci può davvero aiutare a comprendere il comportamento di un bambino.

sistema limbicoLe emozioni nascono dalla parte più primitiva o ancestrale del nostro cervello. La parte che gestisce le emozione comprende principalmente il cosiddetto “sistema limbico”, costituito da una serie di strutture cerebrali e un insieme di circuiti neuronali correlati alle funzioni fondamentali per la conservazione della specie e che interagiscono con ogni parte del nostro sistema neurobiologico.

– Ma la conservazione della specie non è la riproduzione? Non penso che in una bambina abbia un ruolo…  chiede il papà perplesso

Conservazione della specie, ancora prima della riproduzione è la sopravvivenza. Quando ha paura di farsi male è questo sistema che si sta attivando per salvarla. 

– Ok, ora capisco. 

– Il Sistema Limbico Comprende il lobo limbico, l’ippocampo, l’amigdala, i nuclei talamici anteriori e la corteccia limbica che supportano svariate funzioni psichiche come emotività, comportamento, memoria a breve termine, e olfatto.

Il sistema limbico è alla base di della percezione ed elaborazione delle emozioni e della coscienza nonché della regolazione biologica dell’organismo; svolge anche funzioni elementari come l’integrazione tra il sistema nervoso vegetativo e quello neuroendocrino. Non è un caso se il nostro senso di sicurezza si sviluppa a partire da aspetti sensoriali, percettivi e corporei. 

[Nota per gli amanti delle neuroscienze: queste spiegazioni alla bambina e ai genitori sono adeguate per essere scientifiche ma comprensibili e prive di eccessivi dettagli tecnici. Per un approfondimento più rigoroso di questi meccanismi rinviamo ad altri articoli sul blog o al nostro testo]

Interessante, quindi cosa possiamo fare?

– Intanto dargli tempo e affrontare le cose via via che il sistema neurobiologico di vostra figlia è pronto per metabolizzarle. Nel bambino il sistema limbico, l’ area deputata alla gestione e sviluppo della emozioni matura molto più velocemente rispetto all’ area deputata al pensiero razionale o logico (corteccia prefrontale). Quest’ ultima area termina la sua maturazione addirittura intorno ai 24 anni. 

Durante lo sviluppo del cervello si formano le connessioni cerebrali tra le diverse aree (top-down e bottom-up brain connection) che permettono di gestire l’emozione e di non lasciarla semplicemente esprime in maniera istintiva.

Quindi è logico pensare che nei bambini o adolescenti l’ emotività, o meglio il comportamento emozionale, vincerà sempre sul pensiero razionale gestendo il loro comportamento, il livello di attenzione e l’apprendimento.

Per questo è importante sviluppare consapevolezza e padronanza delle proprie potenzialità corporee attraverso sport o musica, favorire integrazione neurologica con esercizi fisici ad alto livello di coordinazione e con stimolazioni multi-sensoriali, nutrire la plasticità neurale tramite l’alimentazione e lo stile di vita, sviluppare un rapporto di contatto fisico volto alla modulazione graduale dei vissuti emotivi, allenare progressivamente al distacco e alla frustrazione, creare una famiglia inclusiva e supportiva, che recuperi le funzioni ancestrali protettive e di sviluppo del branco.

Conoscenze importanti per rispondere a possibili dubbi

UNA VISIONE MULTI-FATTORIALE

rabbia, aggressivitàIn questo esempio ci siamo concentrati solo su alcuni aspetti per questioni di spazio e chiarezza.

La risposta emotiva è sempre multi-fattoriale e il risultato di una storia soggettiva.

Dietro ad un comportamento aggressivo ci possono essere molto cause, da quelle sociali a quelle biologiche, vediamone alcune:

  • Abbandono
  • Trauma
  • Stress cronico
  • Deprivazioni affettive
  • Deprivazioni sensoriali
  • Stress ambientali (e inquinamento)
  • Malattia
  • Schemi relazionali disfunzionali
  • Aspetti cognitivi e mnestici
  • Infiammazione immunitaria
  • Alcool o droghe in gravidanza
  • Epigenetica
  • Alimentazione scorretta
  • Bambini vittime di violenze o abusi
  • Stili di parenting:
    • Genitori aggressivi (fisicamente o verbalmente)
    • Genitori iper – giudicanti
  • ecc.

Tutti questi fattori possono compromettere il buon funzionamento del sistema limbico, alterare le sue connessioni e il dialogo con altre strutture che hanno un ruolo rilevante nella modulazione delle emozioni, come insula (auto-percezione e auto-regolazione), sostanza grigia periacquedottale (valutazione del rischio e del dolore), corteccia prefrontale (zona preposta al pensiero logico/razionale).

ALTRI FATTORI

Spesso ci troviamo di fronte a domande del tipo “ma può essere genetico?”, “è colpa del testosterone” o “ma l’alimentazione ha veramente un impatto su questi aspetti”.

Vediamo di fare un po’ di chiarezza.

IL PESO, RELATIVO, DELLE VARIAZIONI GENETICHE

genetica, epigeneticaUna possibile spiegazione per il comportamento impulsivo potrebbe essere stata trovata in uno studio condotto nel 2006. I ricercatori hanno scoperto una variazione in un gene localizzato sul cromosoma X (uno dei cromosomi sessuali, l’altro è il cromosoma Y) responsabile del controllo della produzione di un enzima noto come monoammino ossidasi-A (MAOA). Questo enzima è direttamente coinvolto nella regolazione della serotonina e della dopamina, neurotrasmettitori che regolano l’umore (Meyer-Lindenberg et al., 2006). Sembra che gli individui con questa variante del gene MAOA ne producano meno. Ne risulta che le concentrazioni di serotonina e dopamina variano in maniera significativa.

Uno studio precedente aveva già dimostrato un legame tra l’aumento dei livelli di serotonina durante lo sviluppo cerebrale nel bambino con comportamenti aggressivi e variazione del gene (Caspi et al., 2002).

I livelli anormali di serotonina e dopamina influenzano la struttura del cervello durante lo sviluppo del bambino. I ricercatori hanno scoperto che i bambini con la variante del gene tendono ad avere

  • Una riduzione di circa 8% delle dimensioni delle strutture cerebrali correlate alle emozioni
  • Una amigdala iperattiva,
  • I circuiti di controllo degli impulsi meno attivi

Non tutti i ricercatori però concordano pienamente con teoria legata alla produzione ridotta del MAOA.

Altri studi hanno evidenziato che le variazioni genetiche sembrano interessare la dopamina che agisce a livello della zona limbica. In uno studio, i ricercatori hanno trovato una forte correlazione tra queste varianti del gene e impulsività tra i 195 soggetti di sesso maschile (Eisenberg et al., 2007).

LA VERITÀ SUL TESTOSTERONE

Il testosterone è un ormone steroideo prodotto principalmente dai testicoli e in minima parte dalle ovaie e dalla corteccia surrenale.

testosteroneNella pubertà questo ormone è preposto alla maturazione degli organi genitali esterni e dell’acquisizione dei caratteri sessuali (barba, peli, voce ecc.). I livelli di testosterone nei maschi e nelle femmine rimangono bassi fino alla pubertà. Intorno all’età di nove anni, la concentrazione aumenta rapidamente nei maschi, ma a poco a poco nelle femmine. In tarda adolescenza, i maschi producono da 10 a 20 volte più testosterone rispetto alle femmine. Alcuni ricercatori suggeriscono che alti livelli di testosterone possano spiegare perché i maschi tendono ad essere più inclini alla violenza rispetto alle femmine.

In realtà recenti scoperte dimostrano che vi è una correlazione molto debole tra testosterone e aggressività (Starzyk, & Quincey, 2001).

La natura del legame tra testosterone e il comportamento non sembra essere un meccanismo di causa ed effetto biologico. Può essere meglio descritto come un rapporto bidirezionale, fortemente influenzato dalle differenze individuali, dalle esperienze precedenti e dall’inclinazione ad un comportamento specifico. Il testosterone non è il meccanismo che causa o crea un comportamento, ma aumenta la probabilità che certi comportamenti vengano espressi se l’inclinazione per quel comportamento è già esistente e l’espressione di tale comportamento è coerente con le richieste sociali di una situazione particolare.

IL RUOLO DELL’ALIMENTAZIONE

Abbiamo parlato più volte nei precedenti articoli del ruolo, fondamentale, dell’alimentazione.

Anche in questo caso non possiamo sottovalutare l’importanza di una nutrizione corretta nella gestione dei comportamenti aggressivi.

cibi infiammatoriUn eccesso di alimenti infiammatori (principalmente carne, latticini, zuccheri raffinati, stimolanti ecc.), nei soggetti predisposti, può compromettere il buon funzionamento del sistema limbico.

Cibi infiammatori a livello intestinale favoriscono la produzione di NF-kB (fattore di trascrizione nucleare) molecola che induce il nucleo della cellula ad attivare dei geni che produrranno sostanze infiammatorie.

Queste sostanze infiammatorie, attraverso il nervo vago, alterano la barriera ematoencefalica, arrivano al cervello alterando la neurogenesi ippocampale (cioè la capacità dell’ippocampo di produrre nuove cellule nervose) e la risposta emotiva.

Nei soggetti predisposti, l’alterazione della risposta emotiva si può tradurre maggiormente in un comportamento aggressivo difficile da gestire.

Per approfondimenti vedi i seguenti articoli:

  • Un chilo di batteri nel nostro corpo in grado di regolare l’UMORE – Connessioni tra intestino e cervello [vai all’articolo]
  • Quello che mangiamo modifica l’espressione dei nostri geni [vai all’articolo]

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